<table class="MsoTableGrid" border="1" cellspacing="0" cellpadding="0" style="border: none;">
<tbody><tr>
<td width="482" valign="top" style="width: 361.2pt; border-width: 1pt; border-color: windowtext; border-image: initial; padding: 0cm 5.4pt;">
<p class="MsoNormal" style="margin-bottom:0cm;line-height:normal"><strong><span lang="FR" style="font-family:"Calibri",sans-serif;mso-ascii-theme-font:minor-latin;
mso-hansi-theme-font:minor-latin;mso-bidi-font-family:"Times New Roman";
mso-bidi-theme-font:minor-bidi;mso-ansi-language:FR">Gli animali della
Fattoria Padronale sono stanchi. Stanchi di lavorare per l’uomo. Stanchi di
essere sfruttati. Così si ribellano.</span></strong><span lang="FR">

Scacciano il padrone, prendono il controllo, creano una società dove tutti
gli animali sono uguali. Nessuno comanda. Nessuno opprime. La libertà,
finalmente.

Ma il potere corrompe. I maiali, più intelligenti, cominciano a dare ordini.
Le regole cambiano, i privilegi aumentano. E la frase “Tutti gli animali sono
uguali” acquista un’aggiunta inquietante: “ma alcuni sono più uguali degli
altri”.

Una favola politica geniale. </span><span lang="EN-US">George Orwell ha scritto un’allegoria della rivoluzione tradita, del
totalitarismo, della manipolazione del linguaggio e della memoria.

Un classico che si legge come una favola ma resta impresso per sempre. Una
storia semplice con una verità universale sul potere.<o:p></o:p></span></p>
</td>
</tr>
</tbody></table>